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E’ notizia di qualche giorno fa che l’ICANN, accogliendo il parere del GAC, ha rifiutato la domanda di Amazon per il gTLD .amazon.

Prima di comprenderne le ragioni, può essere utile chiarire il significato di questi acronimi nonché alcuni concetti necessari a districarsi nella “Rete”.

Il dominio di primo livello (in inglese top-level domain, TLD), è l’ultima parte dell’indirizzo internet, posta dopo il punto (ad esempio, .it). Un dominio di primo livello generico (gTLD)  identifica il tipo di organizzazione collegata ad Internet (.com per le aziende, .edu per scuole e università, .gov per gli enti governativi, ecc.) e si distingue dal dominio di primo livello nazionale (country code top-level domain o ccTLD), usato generalmente da uno Stato (in Italia, .it appunto).

Sin dal 1998, la società responsabile dell’introduzione e gestione dei TLD (e dei gTLD) è l’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), un ente internazionale amministrato dal Commerce Department’s National Telecommunications and Information Administration (NTIA), il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti (aspetto che suscita forti dubbi sulla neutralità della Rete e che dovrebbe essere oggetto di un’importante riforma in favore di una governance globale a partire dal prossimo anno).

L’ICANN riceve raccomandazioni e pareri dai Governi sulle questioni di politica pubblica per la Rete attraverso il  Governmental Advisory Committee (GAC). Il GAC ha un ruolo consultivo anche per quanto riguarda i gTLD.

Negli ultimi anni, l’ICANN ha deciso di porre fine ad alcune restrizioni che regolavano la concessione di domini di primo livello, sino ad allora in numero estremamente limitato (solo 22 gTLD), e di consentire anche a soggetti privati (imprese), soddisfatte certe condizioni, di ottenere gTLD arbitrari. Secondo l’ICANN nei prossimi anni i gTLD potrebbero diventare più di 1300.

Almeno nelle intenzioni, questi nuovi gTLD dovrebbero consentire alle imprese di monopolizzare come domini di primo livello termini o abbreviazioni legati ai segni distintivi o all’attività delle imprese interessate; tuttavia, in considerazione degli interessi in gioco, conflitti e abusi sono dietro l’angolo.

Nel giugno 2011, l’ICANN ha autorizzato il lancio del nuovo programma per i gTLD. Le più note imprese a livello mondiale (e non solo) hanno colto questa importante occasione: nel 2012 sono pervenute all’ICANN 1.930 richieste di nuovi gTLD. Attualmente tali domande sono sottoposte al complesso iter (descritto qui) che le condurrà – auspicabilmente per loro – ad ottenere l’estensione richiesta.

Per alcune di esse la procedura si è già conclusa positivamente (qui la lista aggiornata).

Non è andata così per Amazon. L’ICANN, accogliendo il parere del GAC, ha rigettato la domanda di gTLD .amazon, sia in caratteri latini sia nella variante giapponese e cinese. L’ICANN ha infatti ritenuto che una tale appropriazione potesse porre dei problemi nei confronti dei paesi dell’ America Latina attraversati dal Rio delle Amazzoni, parimenti interessati ad ottenere il gTLD .amazon. Tra questi, in particolare Brasile e Perù si erano opposti alla richiesta di Amazon, sostenendo che “Amazon” è un nome geografico che indentifica vasti territori, le comunità ivi presenti e la loro cultura e identità; la concessione di .amazon ad un’impresa privata avrebbe pregiudicato la possibilità di utilizzare tale estensione per esigenze di pubblico interesse connesse alla tutela, promozione e sensibilizzazione sui temi legati all’Amazzonia. Opinione questa condivisa dal GAC prima e dall’ICANN poi.

A margine della decisione, l’ICANN osserva che non è comunque pregiudicata la possibilità che il dialogo tra Amazon e il GAC prosegua. Opportunità che Amazon non intende trascurare.

Certo è che questo caso avrà un significativo impatto non solo sull’attività di Amazon ma anche sulle scelte che altre imprese dovranno compiere in questo nuovo – ed ancora incerto – settore. Esse dovranno tener conto non solo del rischio di appropriazione dei propri segni distintivi da parte dei propri concorrenti – cosa che già avviene – ma anche delle istanze di soggetti che tali non sono e che tuttavia potrebbero avere un interesse parimenti meritevole di tutela ad appropriarsi di domini di primo livello corrispondenti a tali segni. L’equilibrio tra i contrapposti interessi sarà tutt’altro che facile da raggiungere.

Sara Balice @sarabalice

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